GLI EROI SI CHIAMANO PER NOME

di | Mar 31, 2020 | Attualità

La parola Sindaco, in questi giorni difficili, assume ancor di più il significato di primo cittadino. E’ l’istituzione pubblica più direttamente a contatto con tutte le persone che vivono in Italia, dalle grandi città alle più piccole frazioni.

E’ vero, alla televisione ci sono il Presidente del Consiglio, i responsabili della Protezione Civile, i Ministri, i Prefetti ma alla fine, tutte queste istituzioni si riassumono in lui, nel nostro Sindaco, che si trova così vicino ai propri cittadini che lo Stato finisce per assumere il suo nome.

Io lo so che i Sindaci sono a disposizione tutti i giorni e tutte le notti. Lo sono stati anche gli anni passati e lo saranno dopo, anche senza emergenze sanitarie. E’ l’incarico che hanno scelto, è la responsabilità pubblica di un Sindaco per la collettività.

Ma chi se lo sarebbe aspettato di dover far fronte alla morte.

Mi viene da immaginarli in queste sere, quando tornano a casa dalle loro famiglie e i loro figli. Sfiniti, consumati, spesso frustrati dall’impotenza di non poter fronteggiare tutti gli aspetti di un evento enorme come questo.

Forse in cuor loro, rimpiangono le più “facili” lamentele per una strada non asfaltata, per un senso unico istituito, anche per le proteste dell’opposizione.

Farebbero a cambio di mille di quei momenti, senz’altro più ordinari, per salvare qualche vita portata via da questo maledetto nemico invisibile.

In questo tempo più che mai sono là, in prima fila, a interpretare, spiegare, applicare, redarguire, rassicurare, a esporsi per aiutare quelli che hanno più bisogno. Non è mai facile fare tutto bene, questo vale per tutti. Un Sindaco quando assume una decisione riesce ad accontentare e, quasi sempre, a scontentare qualcuno. In questi giorni tutto diviene ancora più complesso, una difficoltà nuova  per una cosa mai avvenuta prima. 

I Sindaci si sommano alle persone che lavorano per noi che non dobbiamo e non possiamo uscire. Sono gli addetti al supermercato, i postini, i vigili, i volontari che portano la spesa a domicilio e via via tutti gli altri. 

In questi tempi così critici, per premiare questa abnegazione e dare una definizione alla nostra infinita ammirazione abbiamo usato per loro il termine “eroe”. 

E chi se non gli infermieri e i medici, quelli veramente in trincea in questa guerra, si merita di più questa definizione?

Forse, in verità, dovremmo scusarci con loro, io stesso in particolare. Ma come, non me ne ero accorto? Eppure quel mattino, sul tavolo operatorio, mentre stavo per addormentarmi le avevo viste bene le mascherine, gli occhiali e le tute. Era la loro tenuta da supereroi e poi stavano proprio per salvarmi.

Accidenti a quel cavolo di anestesia che mi ha fatto scordare tutto. Forse fino ad ora eravamo tutti anestetizzati e tutti davamo per scontato il vero valore di queste persone. I medici, gli infermieri, i sindaci e via via tutti gli altri che oggi ci consentono ancora di sperare.

Ho letto che non piace essere chiamato “eroe” a qualcuno di coloro che ho nominato, perché è come se ci accorgessimo ora, nel momento del bisogno, del servizio che loro fanno normalmente. Forse hanno anche ragione perché in fondo questo è il destino degli eroi più veri, fare cose grandi rimanendo nella normalità.

Fra questi vorrei prendere il Sindaco come esempio che, come ho già detto, è così tanto vicino a noi, che tutti lo chiamiamo per nome. Così semplicemente “Sergio”. Il nome potrebbe essere Valentina, Moreno, Silvia, Leonardo, Nicola, Enzo o Simona  e cosi via.

Come i medici, gli infermieri, i postini e tutti gli altri, Sergio è semplicemente una persona, con le angosce, le paure degli uomini e le preoccupazioni per i propri cari, ma oggi vi devo svelare un segreto e dovrete tenerlo per voi.

Come tutti gli altri, anche se non vogliono questa definizione, Sergio sa di essere un eroe.

Lo sa perché glielo ha detto il cittadino più importante del paese, ma che dico, dell’Italia, di più, del mondo intero.

Glielo ha raccontato con un disegno la persona più attendibile che esista nell’universo. E’ il piccolo Lapo, suo figlio, e la spiegazione è semplice perché il virus è un mostro e c’è pericolo che lo mangi, ma verrà Sergio che lo libererà dalla pancia del cattivo. E chi può fare questo se non un eroe.  

(Il meraviglioso disegno originale è di Lapo Chienni , 5 anni)


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