“Ordine, ordine” – gridava inutilmente quel giorno di tanto tempo fa il Presidente del Parlamento dello Stato dei Vestiti. Macché, tutti i capi di abbigliamento continuavano a discutere, litigare e accapigliarsi.
“Silenzio, o faccio sgombrare l’aula”.
A quella minaccia la confusione iniziò a diminuire, si fece brusio e piano piano cessò del tutto. Il grande Stato dei Vestiti, era forse il più grande Stato della terra. Antichissimo esisteva da quando l’uomo era apparso nel Mondo.
Cotone, lana, seta oppure filati sintetici di mille colori, mille forme. Nello Stato non erano tutte rose e fiori, alcuni capi di abbigliamento che in esso vivevano, ritenevano di possedere pregi e qualità che li ponevano in una posizione di privilegio rispetto ad altri.
In quei giorni, nel Parlamento del grande Stato, si discuteva di un aspetto importantissimo: la revisione del posto dove i capi di abbigliamento dovevano essere collocati nelle case degli umani.
“La parola al portavoce delle Camicie” – disse il Presidente del Parlamento. Una bella camicia bianca si alzò dalla propria poltrona e iniziò “Signor Presidente, colleghi abiti, noi Camicie non possiamo che rimanere nei posti che ci spettano da sempre. Se siamo ben piegate, possiamo stare in un cassetto, basta che sia uno di quelli in alto, arioso. Guai a prendere grinze, infatti se invece siamo riposte negli armadi appese alle grucce, occorre non essere appiccicate le une alle altre, non vogliamo tanti altri abiti intrusi che ci tolgano lo spazio che senz’altro meritiamo”.
Non aveva finito neanche l’ultima parola che dai banchi dei Pantaloni se ne alzò un paio di velluto che apparve subito arrabbiatissimo “ecco, le solite privilegiate, siamo noi che dobbiamo stare nelle grucce tutti distesi, ma dove vorreste metterci? Forse ripiegati due o tre volte nei cassetti? Ma che volete che gli armadi siano interamente a vostra disposizione madame le camicie?”.
Così dicendo fece un inchino burlesco a presa in giro. Tutti i Pantaloni si alzarono in piedi battendo le mani. “Silenzio, colleghi capi di abbigliamento, per favore ordine” intervenne nuovamente il Presidente: “La parola alle Giacche”. Una giacca invernale di lana spessa prese la parola: “cari colleghi, occorre che negli armadi sulle grucce, prima di tutto si trovi posto per noi Giacche, e se non ce ne fosse abbastanza, allora che i pantaloni stiano sotto di noi e semmai anche le camicie” finì con tono altezzoso. Ci fu un vero parapiglia, urla e fischi da varie parti.
“Basta, silenzio, insomma ma che modi”, al Presidente ci vollero dieci minuti per riportare un pò di calma: “che intervengano i Pullover”. Tutti si voltarono verso la parte dove sedeva quella maggioranza potente. Si alzò una bellissima affascinante Maglia di Cachemire rosa con bottoni dorati e perline. Si fece un silenzio assoluto. “Noi Pullover non entreremo in questa diatriba di basso ceto, noi vogliamo solo conservare il posto che ci spetta, il primo cassetto in alto, il più importante, il resto dei livelli inferiori li lasciamo agli altri”. Ci fu un brusio di disapprovazione, un parlottio, perché in verità nessuno osava pronunciarsi contro la forte maggioranza.
“Ebbene”, fece il Presidente: “allora abbiamo ascoltato tutte le voci più importanti e possiamo passare alla votazione…” a quel punto si udì dal lato più lontano del Parlamento un grido: “ma come Presidente, noi protestiamo vivamente”, tutti si voltarono verso chi gridava: “a noi non avete dato la parola” disse un Calzino rosso.
Ci furono risatine sommesse e scuotimenti di testa. “Suvvia” disse il Presidente: “ma voi siete un capo di abbigliamento meno importante, state dentro le scarpe, sotto i pantaloni, non vi vede nessuno, via, diciamo la verità siete un capo d’abbigliamento insignificante”. A quella battuta si alzò un Cardigan blu che disse: “e dopo un po’ puzzate come i piedi umani”. A quella battuta sprezzante ci furono grandi risate e il calzino si sentì umiliato, ma non si scoraggiò, anzi furioso alzò la voce su tutte quelle risa: “non avete rispetto per nessuno, siete solo lana e cotone vuoti, senza cuore. Noi ci mettete sempre chiusi in qualche scatola, nell’ultimo cassetto in fondo, semmai con le Mutande che accettano tutte le vostre decisioni senza discutere. Siamo noi i più numerosi dello Stato, sempre in coppia, legati gli uni agli altri. Ci mettete nei luoghi più angusti, in un angolo del cassetto del comodino, uno dentro all’altro, semmai senza neanche essere stirati. È un’ingiustizia” – disse con voce rotta dall’emozione: “ma ora basta, sentirete parlare di noi e della eccezionale protesta che metteremo in atto”. Detto questo se ne andò sbattendo la porta e lasciando tutti a bocca aperta.
Il Calzino rosso riunì quel giorno stesso tutti i rappresentanti dei Calzini. Ce n’erano di tutti i tipi: corti, lunghi, a quadri, con i disegni, colorati, calze da donna e da uomo. “Basta amici miei”- fece il Calzino nella moltitudine: “da oggi fonderemo una nostra città abitata solo da noi. Lì saremo liberi, non più legati gli uni agli altri e potremo vivere in autonomia, senza lo strapotere di chi pensa di avere privilegi sugli altri. Noi siamo capi di abbigliamento come tutti e abbiamo gli stessi diritti, faremo una rivoluzione”. Tutti i Calzini urlarono di gioia e dopo un po’ si organizzarono. Decisero che da quel giorno sarebbero fuggiti durante i lavaggi degli abiti che l’uomo faceva. Confusi con Camicie, Pantaloni, Golf, Mutande, Asciugamani, sarebbero nottetempo scappati uno alla volta e avrebbero raggiunto la loro nuova dimora. Così avvenne e piano piano, il nuovo paese crebbe e diventò una grande città. Tutti gli altri capi di abbigliamento compresero allora di avere sbagliato e invidiarono per sempre la libertà raggiunta dal Calzini.
Fateci caso anche voi. Alla fine delle vostre lavatrici, ogni tanto, anche se sarete sicurissimi di avere messo a coppia i calzini che avete usato, immancabilmente uno vi mancherà. Volatilizzato, sparito, scomparso, svanito nel nulla.
Ora la sapete, quello che vi manca è un calzino rivoluzionario, fuggito per sempre verso un mondo senza privilegi, dove tutto sono diversi e tutti sono uguali, nella bellissima, rivoluzionaria e libera “Città dei Calzini Spaiati”.